lunedì 5 novembre 2007

"Chi dice sempre quello che pensa non immagina che gli altri possano non fare lo stesso"

E’ li, è dentro di me, cresce non smette.
Non riesco ad eliminare ricordi e fastidio. Il fastidio che sento addosso a me, per essermi fatta toccare. Per aver condiviso letto, saliva e amore (il mio soltanto).
E’ morto un pezzo della mia vita. Voglio che muoia dai miei ricordi. Mi sento umiliata come mai mi è accaduto, umiliata per aver creduto ad una cosa che non esisteva, umiliata per non aver capito che nulla era come sembrava, per non aver ascoltato il mio istinto che mi spingeva lontano da quella freddezza e falsità, da una persona che diceva di amarmi mentre mi mentiva. Sono piena di odio, mi sono fatta ridurre cosi, in questo stato, e quindi la mia rabbia è solo verso me stessa. Perché devo stare cosi male per una storia cosi breve e di poca importanza, perché devo essere sempre e solo io a soffrire, perché permetto alle persone di entrare cosi tanto nella mia vita da riuscire a spezzarla?
Non riesco a non pensare ai giudizi, ai pareri sprezzanti, al fatto che mi sono mostrata a lui.
Sto male senza spinte, non desidero vederlo, nè tornare con lui, né che lui soffra, io non ce l’ho per nulla con lui, questo è l’assurdo.
Ce l’ho con me stessa, vorrei eliminare questa umiliazione, che mi sta rendendo troppo difficile affrontare le giornate.
Sono stata ad Urbino, a tagliare i capelli, stavolta davvero molto molto corti.
Questo week end sono stata ferita, con le parole e con lo sguardo, ferita dall’unica persona da cui ho sempre creduto di non dovermi difendere, la persona a cui ho sempre chiesto aiuto, ma che da qualche tempo non risponde. Chiedo aiuto, nell’unico modo in cui so farlo, e di fronte a me c’è chi finge di non vedere e non capire, e con una frase spezza il filo della cieca fiducia, a dimostrazione che non c’è fiducia assoluta, chiunque può ferirti.
Ha giocato, lei, con la mia umiliazione, quella che , come ho detto, mi sta consumando da dentro. Fa finta di non capire. Avrei solo bisogno di parlare con qualcuno, come una persona adulta, parlare e piangere. Solo qualcuno che mi abbracci forte, dicendomi che passa tutto, qualcuno che mi stringa forte finchè non passa il dolore, senza mentirmi.
Vorrei fermare i doveri incombenti, veloci, pressanti, che non riesco a reggere e a godere come dovrei.
Vorrei fermarmi.
Forse vorrei solo che L. mi guardasse in faccia dicendomi che non mi ha mai mentito. Forse vorrei svegliarmi e non ricordare quello che abbiamo vissuto. Vorrei che mia madre non avesse detto quello che ha detto l’altra sera. Vorrei che D. fosse qui. Vorrei non essere qui, ora. Vorrei… una carezza infinita.

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