giovedì 22 marzo 2007

Come al grande fratello

Ieri serata master. Festa a cui sono venuti anche i coordinatori/tutor.

Perchè uno deve cercare di dimostrare quello che vale, in teoria dovrebbe essere una cosa che si vede e basta. La stupidità, la voglia di arrivare, il calpestare gli altri, l'essere sottoposto al giudizio di persone che nulla sanno della tua vita, nè sono interessati a farlo.

Ci si trova di fronte a un bivio: i propri principi, il non scendere a compromessi, il non cambiarsi oppure mettersi una maschera per assecondare gli altri e mostrargli quello che loro vogliono vedere.

La mia scelta è nessuna scelta.

La mia scelta è andar via lontano con la mente e con l'anima.

La mia scelta è uscir fuori dal mio dolore.

Ritrovarmi, smettere di farmi male. Ritrovare il senso, smettere di assorbire le atmosfere che respiro.

Tutto questo è amplificato dalla solitudine. Dalla vergogna che ho di me stessa.

E dal fatto che fino ad ora non avevo mai visto situazioni così contaminate. Contaminate dall'ignoranza, dal pregiudizio, dai luoghi comuni, dalle apparenze, dal non rendersi conto che si gioca con i sogni e col futuro già di per sè precario delle persone.

Dopo ieri sera è un incubo per me tornare al master domani, ora basta, non ce la faccio più. Che cazzo è, una prova di sopravvivenza? Se sopravvivo a questo master, alla merda e alla melma che ne fa parte, vinco un contratto a progetto per organizzare eventi?

Come il Grande Fratello.... regna l'ignoranza , l'apparenza e la voglia di emergere a tutti i costi, e questo è assurdo perchè è tutto molto più grande del master stesso, che potrebbe essere vissuto in modalità totalmente diverse, magari normali.

Poi ci sono io, che non sto bene, che ho un problema, e che devo guardarmi da fuori per capirlo, che non so come uscirne, mi sento stanca e so che dovrei combattere per uscirne, ma per chi, per cosa, ora non vedo.

Cosa sta alla base di tutto questo. Mancanza, solitudine, sacrificare una parte della mia vita totalmente per un'altra che non riesce a colmare il vuoto?
Forse c'è che credo di non meritare... anzi non merito.

A volte penso che avrei dovuto continuare a fare la cameriera: meno divertimento ma anche meno dolore. E forse quelli che fanno gli impiegati non sono poi così mediocri...

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